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Istat: "L'aumento non è statisticamente rilevante"

I poveri in Italia sono oltre 8 milioni,

la maggioranza al Sud

Si tratta del 13,6% della popolazione globale. In povertà assoluta 2,9 milioni, pari al 4,9% (+0,8% in un anno)

il dato è PEGGIORE NEI NUCLEI IN CUI IL CAPOFAMIGLIA è un ultracinquantenne

"In Italia 2,5 milioni in povertà assoluta"

Si trovano in questa condizione 975 mila famiglie, il 4,1% dei nuclei familiari. Il fenomeno è concentrato al Sud

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2009-07-31

Istat: "L'aumento non è statisticamente rilevante"

I poveri in Italia sono oltre 8 milioni,

la maggioranza al Sud

Si tratta del 13,6% della popolazione globale. In povertà assoluta 2,9 milioni, pari al 4,9% (+0,8% in un anno)

"In Italia nel 2007 2,5 milioni in povertà assoluta"

ROMA - I poveri in Italia sono 8.078.000, pari al 13,6% della popolazione, secondo i dati diffusi dal Rapporto 2008 dell'Istat sulla povertà. Le famiglie che si trovano in condizioni di povertà relativa sono stimate nel 2008 in 2.737.000 (11,3%). Il fenomeno è maggiormente diffuso al sud (23,8%), dove l'incidenza di povertà relativa è quasi cinque volte superiore a quella del resto del Paese. In povertà assoluta, cioè persone che non possono conseguire uno standard di vita minimamente accettabile, sono 2.893.000 (4,9% dell'intera popolazione) e vivono in 1.126.000 nuclei familiari (4,6%).

ISTAT: "AUMENTO NON STATISTICAMENTE RILEVANTE" - Nei dati relativi al 2007, diffusi nel mese di aprile dalla stessa Istat, i poveri assoluti risultavano essere 2,5 milioni (4,1% della popolazione) in 975 mila famiglie. Secondo l'Istat questo aumento "non è statisticamente rilevante". La soglia di povertà per un nucleo di due componenti è rappresentata dalla spesa media mensile per persona e nel 2008 è risultata pari a 999,67 euro.

POVERTÀ - Secondo l'Istat, quindi, l''incidenza di povertà assoluta è rimasta sostanzialmente stabile a livello nazionale, ma è significativamente aumentata al Sud, passando dal 5,8% al 7,9%, contro il 2,9% del Centro e il 3,2% del Nord. La condizione di povertà assoluta peggiora tra le famiglie di quattro componenti, in particolare coppie con due figli, soprattutto se minori; tra le famiglie con a capo una persona con licenza media inferiore, con meno di 45 anni o con a capo un lavoratore autonomo. L'incidenza aumenta anche tra le famiglie con almeno un componente alla ricerca di occupazione, mentre un leggero miglioramento si osserva solo tra le famiglie dove si associa la presenza di componenti occupati e di ritirati dal lavoro.

30 luglio 2009(ultima modifica: 31 luglio 2009)

 

 

 

 

il dato è PEGGIORE NEI NUCLEI IN CUI IL CAPOFAMIGLIA è un ultracinquantenne

"In Italia 2,5 milioni in povertà assoluta"

Si trovano in questa condizione 975 mila famiglie, il 4,1% dei nuclei familiari. Il fenomeno è concentrato al Sud

ROMA - Due milioni e mezzo di italiani vivono in povertà assoluta. Sono quelli che l'Istat definisce "poveri fra i poveri". In questa condizione si trovano 975 mila famiglie, il 4,1% dei nuclei familiari del Paese. Nel rapporto sulla povertà assoluta, riferito al 2007, l'Istituto di statistica sottolinea che rispetto al 2005, "la povertà assoluta è rimasta stabile e sostanzialmente immutata". Il fenomeno è concentrato al Sud (5,8%) e meno al Nord (3,5%) e al Centro (2,9%). La povertà assoluta inoltre incide di più sulle famiglie numerose (con un solo figlio minore è del 3,1%, sale al 3,8% e al 10,5% se i figli sono rispettivamente due o più di due), dove vivono anziani (5,4%) e, infine, se il capofamiglia è donna (4,9%).

LA SITUAZIONE PEGGIORA SE IL CAPOFAMIGLIA È ADULTO - La povertà assoluta, sottolinea l'Istat, sta peggiorando nelle famiglie in cui a capo c'è un ultracinquantenne, mentre va migliorando in quelle in cui il capofamiglia è un giovane. Tra le famiglie la cui persona di riferimento ha meno di 65 anni - spiega l'Istituto di statistica - l'incidenza è generalmente inferiore alla media ma, tra il 2005 e il 2007, le famiglie con a capo un adulto tra i 45 e 54 anni mostrano segnali di peggioramento passando dal 2,6% al 3,4%. Al contrario, tra i nuclei dove il capofamiglia ha meno di 34 anni c'è un miglioramento: dal 4,1% al 3%. Ciò è dovuto, per l'Istat, al fatto che sempre più spesso solo i giovani che hanno raggiunto una piena indipendenza economica lasciano la famiglia di origine. Il dato ripropone la questione dei working poor, ossia di coloro che nonostante abbiano un lavoro vivono un forte disagio economico; una condizione che spesso si lega a bassi profili professionali e d'istruzione. Il rapporto dell'Istat afferma poi che le famiglie con persona di riferimento non occupata mostrano un valore di incidenza pari al 5,6%; in particolare, si passa dal 4,8% tra le famiglie dei ritirati dal lavoro, all'8,1% se si tratta di una persona in altra condizione professionale (studente, casalinga, inabile al lavoro) e si raggiunge il valore più alto, il 10%, se la persona di riferimento è in cerca di occupazione.

NUOVA METODOLOGIA - Con il rapporto presentato mercoledì, l'Istat introduce una nuova metodologia: stima la soglia della povertà assoluta tenendo conto della spesa mensile minima necessaria per acquisire un determinato paniere di beni e servizi considerati essenziali per vivere. Questa soglia cambia a seconda dell'età, della composizione della famiglia, del luogo di residenza. Per una famiglia, ad esempio, formata da una sola persona, fra i 18 e 59 anni, la soglia è di 724.29 euro se vive in un'area metropolitana del nord, mentre se vive in un piccolo comune è 650.04 euro. Se la stessa persona vive in un grande comune del mezzogiorno la soglia scende a 520.18 euro. Altro esempio. Per una famiglia di tre componenti con età sotto i 59 anni, la soglia di povertà assoluta è stabilita in 1.158,71 euro se vive in un'area metropolitana nelle regioni centrali, mentre è a 966,20 euro se risiede nelle regioni meridionali. L'intensità della povertà, ossia la percentuale di quanto la spesa mensile delle famiglie assolutamente povere si colloca al di sotto della soglia di povertà, risulta pari al 16,3% e raggiunge il 18,2% tra le famiglie residenti al meridione.

"RAFFRONTI IMPOSSIBILI" - Per il direttore generale dell'Istituto, Linda Laura Sabbadini, la povertà assoluta stimata nel rapporto dell'Istat presentato il 22 aprile non può essere confrontata con alcun altro dato precedente sia per quanto riguarda la povertà assoluta (l'ultimo è del 2000), né con la povertà relativa (che individua le disuguaglianze tra poveri e ricchi sulla base di una spesa media mensile fissata per tutti) proprio in virtù della nuova metodologia costruita. Quest'ultima tiene conto di tre componenti fondamentali: alimentazione, abitazione e tutto il resto. Tuttavia i ricercatori dell'Istat, sulla base di questi elementi, hanno potuto ricostruire la stima della povertà assoluta al 2005 della quale riferiscono appunto nel rapporto odierno.

22 aprile 2009

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